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LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.

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LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.

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LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.

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LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.

Illustrazione 5/6
LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.

Illustrazione 6/6
LA PIAZZA DEL MUNICIPIO DI PIRMASENS. Articolo di Mario Pisani in “Materia” rivista di architettura”, anno 8° n. 21, 1996“Si può dire che la bellezza delle città è dovuta alle piazze, le strade si hanno la loro suggestione, ma sono soprattutto le piazze che individuano e fissano indelebilmente la fisionomia della città. Quando poi torniamo con la mente ad una di queste, ne vediamo il volto attraverso le piazze più che attraverso le strade” scriveva Marcello Piacentini nel 1942. È difficile credere che nell'immaginario collettivo degli abitanti della cittadina tedesca, l'Exerzierplatz non diverrà, con il fluire del tempo, l'elemento caratterizzante della città, il volto, ma forse anche il cuore stesso di Pirmasens. Per la sua capacità di evocare un universo fantasmatico ove il mito, ovvero la nostra ombra, amorosamente si salda con immagini reali ed il tutto lancia appelli alla memoria, a quei processi inconsci che permettono la stratificazione delle conoscenze ed il loro riapparire improvviso. Come ricorda Marcel Proust a proposito di Parma o del passo nel vuoto per un selciato sconnesso. La dove fino a qualche anno orsono esisteva unicamente un triste parcheggio, oggi troviamo uno spazio armonico, perimetrato, chiuso come una galleria di quadri architettonici dove gli edifici, ad iniziare dal Palazzo del Comune, vera figura privilegiata perché intesa come la casa comune, tornano ad acquistare il loro decoro e a parlarsi tra loro. Ma, ancora più significativo appare il vuoto, quella sorta di cuscino d'aria contenuto tra questi che modella segni indelebili, elementi di linguaggi diversi che appaiono con sorpresa e meraviglia, invitandoci a riflettere sulla reale ricchezza di concetti e di espressioni linguistiche che possiede la nostra disciplina. Qui troviamo infatti il connubio tra l'obelisco e la torre, ispirato allo studio degli alberi di Paul Klee, che non vuole costringerci a misurare il tempo osservando l'ombra sul pavimento, ma vuole suggerirci di guardare il cielo e notare come i profili delle case si disegnano su di esso. La stessa intuizione che vi era nell'Alpine Arkitecture di Bruno Taut, suggestioni che filtrano nell'immagine realizzata. Scopriamo quindi il portico, questo elemento che non ferma il nostro sguardo impedendogli di andare oltre, dove è piacevole passeggiare osservando le facciate delle costruzioni. O sostare seduti a bere un caffè e guardare la gente passare. Individuiamo infine le fontane con l'acqua che scorre ed una particolare pavimentazione che evoca quella pensata da Michelangelo per la Piazza del Campidoglio. Portoghesi con il giovane architetto Enrico Cerioni ci invitano ad esplorare gli archetipi, a scavare nel profondo, nell'anima stessa per cogliere l'origine e l'essenza delle cose. In questo luogo riacquistiamo il senso della ricchezza del comporre, scopriamo la felicità del mestiere. Comprendiamo infine che tra le tracce che l'uomo lascia su questa terra esiste certamente anche l'Architettura.
Progetto: Arch. Paolo Portoghesi con Arch. Enrico Cerioni.
Collaboratore: Domenico Bianchi, Sibel Elagoz.
